mercoledì 16 maggio 2018

Come ottenere l’autorizzazione ESTA

L’ingresso sul territorio statunitense richiede il visto, tuttavia, gli Stati Uniti hanno messo a punto per alcuni Stati e a determinate condizioni la possibilità di accedere al Visa Waiver Program, ovvero il Programma Viaggio senza visto per il quale si richiede il possesso dell’Autorizzazione ESTA (Electronic System for Travel Authorization). Il programma ESTA è gestito dal Dipartimento della Homeland Security/Customs and Border Protection al quale inoltrare la richiesta. L’autorizzazione ESTA deve essere ottenuta entro 72 ore prima del viaggio, ma è bene richiederla con ben più largo anticipo perché la richiesta potrebbe essere rigettata per cui si deve poi ricorrere al rilascio di un visto non –immigranti che richiede tempi burocratici di rilascio diversi. Anche se la richiesta per l’ESTA non è complicata – basta compilare un modulo online – ci si può rivolgere a degli intermediari o avvocati esperti in immigrazione per seguire la pratica (consulta a riguardo il sito www.studiolegalecarlocastaldi.com).

Cos’è l’ESTA?

Tutti i viaggiatori che desiderano organizzare un viaggio negli USA per lavoro, studio o piacere con o senza bambini devono munirsi di visto. Alcuni possono richiedere l’autorizzazione speciale ESTA che è un documento che facilita l’ingresso negli Stati Uniti, sostituendo le altre tipologie di visto non-immigrati o immigrati previsti dall’amministrazione statunitense. L’ESTA fa parte del Programma Viaggio Senza Visto riservato ad alcuni paesi, inclusa l’Italia. I viaggiatori dei Paesi che possono fare richiesta dell’ESTA sono (in ordine alfabetico):

  • Andorra, Australia, Austria;
  • Belgio, Brunei;
  • Danimarca;
  • Finlandia, Francia;
  • Germania, Grecia;
  • Irlanda, Islanda, Italia;
  • Giappone;
  • Liechtenstein, Lussemburgo;
  • Monaco;
  • Nuova Zelanda, Norvegia;
  • Paesi Bassi, Portogallo;
  • Regno Unito;
  • San Marino, Singapore, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera.

La validità dell’ESTA è di due anni, ma se il passaporto scade prima dei due anni, anche la validità dell’ESTA si estingue. Fino a quando l’ESTA è valido, ci si può recare negli Stati Uniti più volte senza dover richiedere ulteriori autorizzazioni. Per ottenere l’ESTA bisogna avere tutti i requisiti richiesti  e sono:

  • Essere cittadini o residenti in uno dei paesi ammessi al Programma Viaggio Senza Visto;
  • Possedere un passaporto elettronico in corso di validità;
  • Si viaggia negli Stati Uniti solo per turismo o per affari (l’ESTA va richiesta anche se si deve fare scalo e si è in transito negli USA per altra destinazione);
  • La permanenza sul territorio statunitense non deve superare i 90 giorni;
Chi viaggia con i bambini, deve inoltrare la richiesta dell’ESTA anche per loro, ma solo se il minore è in possesso di un proprio passaporto individuale. I minori iscritti sul passaporto dei genitori dovranno effettuare la richiesta di un regolare visto non-immigrati di ingresso negli USA.

Come richiedere l’ESTA


Ci sono sostanzialmente due modi per richiedere l’ESTA:

  • Collegandosi via internet al sito governativo e compilare il modulo online. Il sito è in molte lingue, incluso l’italiano. Il costo per le spese amministrative è di 14 dollari da pagare online con carta di credito;
  • Attraverso gli intermediari terzi – studi notarili o legali (come lo Studio Legale Carlo Castaldi) – a cui affidare la pratica. Il servizio è a pagamento (in media dai 50 € in su ai quali aggiungere i 14 dollari richiesti dal Governo Statunitense che saranno rimborsati qualora la richiesta viene rigettata).

Se fare da soli o affidarsi ad un intermediario dipende dalle proprie capacità e dal tempo che si ha a disposizione o da quanto incute timore la gestione di una pratica online (paura di sbagliare la compilazione dei campi, di non capire tutti i passaggi) e infine anche dal denaro (se si preferisce risparmiare facendo da soli o investire sull’assistenza alla pratica burocratica).

lunedì 14 maggio 2018

Come smaltire rifiuti edili

I rifiuti edili sono associati ai calcinacci e ai materiali di risulta in fase di costruzione o ristrutturazione. Ma i rifiuti edili non sono tutti uguali, infatti, si distinguono in rifiuti edili prodotti in fase di costruzione e rifiuti edili prodotti in fase di demolizione. Lo smaltimento, conseguentemente, è diverso per gli uni e per gli altri e disciplinati da normative diverse; per questo è necessario rivolgersi a società di smaltimento specializzate come la Nova Ecologica.

Trattamento dei rifiuti edili prodotti in cantiere

Il decreto Ministeriale n. 186 del 5 aprile 2006 sancisce la procedura di trasformazione, trattamento e riciclo dei prodotti di risulta edile. Le attività di recupero sono sottoposte a procedura tecniche volte a stabilire:

  • Le quantità massime che si possono impiegare per un determinato materiale;
  • La provenienza del materiale;
  • Tipo e caratteristiche del rifiuto edile e condizioni di utilizzo;
  • Indicazioni su come effettuare il recupero senza pericolo per la salute umana e ambientale.

Le autorità competenti al controllo sul rispetto delle norme in materia di smaltimento dei rifiuti edili sono i Comuni; ciò significa che quando si richiede il permesso o la licenza di costruzione bisogna precisare alle autorità comunali la quantità di rifiuti edili che si genereranno in fase di lavoro in cantiere. I rifiuti edili prodotti in fase di costruzione e quelli prodotti in fase di demolizione devono essere tenuti separati e non possono essere mescolati con altri rifiuti speciali. La suddivisione in cantiere deve essere svolta nel seguente modo:

  • Rifiuti edili non inquinanti derivanti da sgombero o materiale di sterro (trattasi di smaltimento dei materiale di sterro non inquinato);
  • Rifiuti edili che possono essere depositati in discarica senza trattamento (trattasi di smaltimento di inerti);
  • Rifiuti combustibili come carta, cartone, legna e altri materiali sintetici (smaltimento di rifiuti edili combustibili);
  • Altri rifiuti non identificati.

Smaltimento dei rifiuti edili da demolizione

I rifiuti edili da demolizione si devono tenere separati dal quelli di costruzione perché sono più disomogenei rispetto ai rifiuti generati in fase di costruzione. Infatti, i rifiuti edili da demolizione necessitano di trattamenti preventivi quali:

  • Vagliatura,
  • cernita,
  • separazione,
  • rimozione di sostanze inquinanti,
  • recupero di metalli o composti metallici;
  • frantumazione.

Prima del riutilizzo è necessario un procedimento di ripristino e la legge che ne disciplina lo smaltimento è il D. Lgs. n 152/2006, che stabilisce anche chi deve occuparsi dello smaltimento delle macerie. La legge stabilisce che le macerie le smaltisce chi le produce, quindi sostanzialmente se a crearle è un’impresa di costruzioni, la stessa si occuperà dello smaltimento. Se il lavori sono svolti in proprio, sarà il proprietario dell’immobile a occuparsi della gestione dei rifiuti edili e – in base alle quantità prodotte – provvedere al conferimento in discarica o contattare una’azienda specializzata di smaltimento rifiuti.

mercoledì 9 maggio 2018

I rifiuti elettrici

Lo sviluppo della tecnologia ha portato ad una crescita anche di quelli che sono i rifiuti elettrici, questi  non sono considerati come dei rifiuti speciali, come quelli che vengono smaltiti da Nieco che offre sul proprio portale www.nieco.it  anche numerosi consigli su come funzionano le varie pratiche di smistamento.
I rifiuti elettrici anche quindi uno specifico smaltimento, la prassi prevede che questi vengano portati nelle discarica, ma molto spesso vengono accumulati in casa o ancora peggio lasciati per strada andando quindi a provocare numerosi danni all’ambiente.
I rifiuti elettrici vengono classificati con la sigla RAEE (Rifiuti di Apparrecchi elettrici ed elettronici), una categoria che al proprio interno prevede tutti quei prodotti che hanno bisogno dell’energia elettrica per il proprio funzionamento e presentano delle componenti che sono difficili da smaltire come; trasmissioni, amplificatori e batterie.

Come effettuare lo smaltimento dei rifiuti elettrici

La raccolta dei rifiuti che presentano delle componenti elettriche  viene fatto da ditte specializzate che usano degli specifici macchinari. che stanno attenti soprattutto a quelle che sono le sostanze pericolose come ferro, acciaio e alluminio.
 Quindi il primo passaggio nella gestione dei rifiuti RAEE prevede che questi vengano messi in sicurazza,poi questi vengono smontati le varie componenti e poi avviene il recupero dei materiali.
Nello smaltimento dei rifiuti elettrici ci sono numerose agevolazioni, grazie a delle normative come il decreto del Ministero dell’Ambiente che permette a chi acquista un elettrodomestico, nei centri convenzionati  che aderiscono alla normativa, di lasciare quello vecchio e sarà il negozio ad occuparsi in tutto e per tutto dello smaltimento.

Riciclaggio rifiuti elettrici

I materiali elettrici possono anche essere riciclati, ma per fare questi passaggi è necessario avere degli impianti specializzati  dove vengono separate le varie componenti e rimosse quelle che risultano pericolose, in modo poi da certificare la trasformazione e riutilizzare i prodotti.
Al mondo esiste una grande quantità di rifiuti elettrici, questi vengono catalogati su circa le 20 tonnelate ed quindi molto difficile smaltire una quantità tale per questo è molto importante effettuare il riciclaggio.
Con il riciclaggio dei rifiuti elettici si possono apportare numerosi vantaggi anche per quello che riguarda l’ambiente.
Il riciclaggio porta:

  • 3 milioni  di tonnellate  in meno di emissioni di C02
  • Un grande risparmio di energia elettrica
  • Il riutilizzo di 3 tonnellate di materiale elettrico  con un vistoso risparmio economico
  • Recuperare oltre 300.000 tonnellate di materiale

Finito il processo di riciclaggio avviene sempre il test del funzionamento delle apparecchiature e poi rimessi sul mercato, in modo da essere anche rivendute.